PST 61 Microscopio composto Compound microscope eng Ottica Museo di Storia della Fisica
1671 1671
costruttore Eustachio Divini n.1610 - m.1685. Attivo a Roma dai primi anni 1640. Giovanni Poleni (n.1683 - m.1761). Professore di Filosofia sperimentale all'Università di Padova dal 1739 al 1761. Giovanni Poleni acquista questo microscopio per le proprie lezioni di filosofia sperimentale nel 1745. Secondo il manoscritto poleniano "Conti di spese per macchine", il microscopio "era della Pubbl.ca Libreria, ma nè vetri rotto e con aggiunte di legno". cartone/legno/ottone/pergamena cm 57 12 Si tratta di un modello rarissimo per costruzione e dimensioni e, a quanto sembra, l’unico esemplare sopravvissuto di microscopio firmato da Eustachio Divini. Il presente microscopio potrebbe corrispondere al modello proposto da Divini negli anni 1660, anche se manca l’innovativo sistema oculare proposto in quegli anni da Divini, costituito da due lente piano-convesse toccantisi dalla parte convessa. Precisiamo peraltro che il microscopio fu probabilmente ritoccato nel Settecento, visto che Poleni lo descrive, al momento dell’acquisto, come “nè vetri rotto”. L’autore di questo microscopio, Eustachio Divini fu uno dei più grandi costruttori di strumenti ottici nell’Europa del Seicento. Nato a San Severino Marche, si stabilì a Roma intorno al 1646, dedicandosi da quel momento alla lavorazione di lenti e alla realizzazione di strumenti ottici, e acquistò poco a poco una solida fama. Le innovazioni proposte da Divini nel campo della microscopia furono citate da famosi autori del Seicento, quali C.A. Manzini e G. Schott, e rilevate in riviste prestigiose, quali le “Philosophical Transactions” della Royal Society di Londra. Sia Marcello Malpighi (1628-1694) che Francesco Redi (1626-1697) utilizzarono microscopi costruiti da Divini per le loro osservazioni. Il corpo del microscopio è composto dalla combinazione di quattro tubi di cartone ricoperti di carta pergamena verde con filettature decorative d’oro. Ogni tubo è leggermente più largo del tubo sottostante, e i vari tubi possono quindi scorrere uno sull’altro. Secondo l’estensione data al microscopio, se ne modificava il potere ingrandente (indicato sui bordi dei vari tubi dai numeri I, II, III, IV). La parte inferiore del corpo del microscopio porta una spirale di cartone, rivestita anch’essa di pergamena verde, il che permetteva di avvitare il corpo del microscopio nel cilindro di cartone fissato al treppiede in ottone. Era così possibile mettere a fuoco l’oggetto da osservare, alzando e abbassando l’intero microscopio. L’oculare, costituito da una lente biconvessa, è incastonato in una montatura di legno fissata vicino all’estremità superiore del microscopio ed è protetto da un tappo di legno filettato. L’obbiettivo, consistente anch’esso in una lente biconvessa, è invece montato in un piccolo tubo di ottone fissato sotto il microscopio. Su questo piccolo tubo, filettato all’esterno, poteva essere avvitato un altro tubo, ora perduto, che fungeva da porta-oggetti. Eustachio Divini in Roma 1671 Università degli Studi di Padova Silvio A. Bedini, Science and Instruments in Seventeenth-Century Italy, Aldershot, 1994, pp. 384-421. Pierandrea Saccardo, Intorno ad un microscopio di Eustachio Divini conservato nel Museo di Fisica dell'Università di Padova, Atti del Reale Istituto Veneto, serie VII, t. II (1890-91), pp. 817-27. Giovanni Poleni, Conti di spese per macchine [Università di Padova, Archivio Antico del Bo, busta 591), "La curiosità e l'ingegno - Collezionismo scientifico e metodo sperimentale a Padova nel Settecento" Padova, Orto Botanico, maggio-dicembre 2000 "Il futuro di Galileo. Scienza e tecnica dal Seicento al Terzo Millennio" Padova, Centro culturale San Gaetano-Altinate, 28 febbraio-28 giugno 2009