Antonio De Toni (1889-1915), geologist and soldier of the Great War
In occasione dell’anniversario della Prima Guerra Mondiale, la Biblioteca di Geoscienze ricorda Antonio De Toni, prima studente e poi docente di geologia all'Università di Padova, caduto a pochi giorni dall’inizio del conflitto. La biblioteca conserva le sue pubblicazioni, alcuni scritti di commemorazione e una scatola d'archivio con i taccuini di campagna, foto, appunti e schizzi dei fossili. Il Museo di Geologia e Paleontologia conserva i campioni che aveva raccolto e studiato.
I materiali sono stati pubblicati in Phaidra e hanno dato origine anche ad una mostra virtuale.
Antonio De Toni era stato scelto dal Prof. Giorgio Dal Piaz come suo assistente alla Cattedra di mineralogia e geologia applicata presso la Scuola di applicazione per ingegneri di Padova nel 1912, quando aveva 23 anni, per le sue doti di fine osservatore dell’ambiente e la sua capacità di cogliere e registrare non solo gli eventi naturali, ma anche i fatti che marcano le relazioni umane, capace di apprezzare il lavoro svolto da altri e di cogliere l’importanza di renderle accessibili a tutti. Le prime emergono nei brevi scritti, tra cui la documentazione dell’escursione all’isola d’Elba e alle cave marmifere degli Apuani del 1911 con il Prof. Giorgio Dal Piaz, la seconda nella riesamina delle pubblicazioni esistenti in tedesco riguardanti i Colli Euganei (1911). Le commemorazioni post mortem, avvenuta all’inizio della Prima Guerra Mondiale, ricordano il suo profondo senso della patria e la simpatia e l’affetto che aveva suscitato in quanti lo avevano conosciuto sia in ambito universitario che militare.
Giovane studente, si applicò ad uno studio mineralogico preliminare delle sabbie del Piave (1910) basato sull’utilizzo di metodi geochimici sperimentali per la separazione dei minerali. Quindi si dedicò ad un più completo studio geologico e sedimentologico dei depositi del lido di Venezia, con una tesi svolta con il Prof. De Marchi nel 1910, in cui analizzava anche i comportamenti vorticosi del moto ondoso e le modalità di deposizione del sedimento sabbioso.
Nel 1913 partecipò alla spedizione scientifica promossa dalla Società Geologica Italiana in Albania con l’incarico di stilare la relazione sui risultati geologici e vi si applicò con spirito pioniere-giornalistico documentando spostamenti ed esplorazioni. Realizzò non solo una carta geologica preliminare ma anche una serie di profili geologici che evidenziano la tettonica per pieghe e sovrascorrimenti orientati NW-SE, SW vergenti della costa adriatica tra Croia ed Elbassan, concentrandosi soprattutto sulla rilevante deformazione tettonica post-pliocenica dei sedimenti marini pontici (i.e. Messiniano, Miocene) e pliocenici del golfo Albanese.
L'attività come geologo ha compreso numerosi rilevamenti tra il 1913 e il 1914 per il foglio 1:100.000 Ampezzo.
La passione per la paleontologia lo portò allo studio approfondito di fossili, soprattutto dei brachiopodi, in più occasioni. Rimangono pochi scritti, ma piuttosto esaustivi, tra cui la descrizione di una fauna liassica (Giurassico Inferiore) a brachiopodi, lamellibranchi e crinoidi (Calcare ad Entrochus) con determinazione dei vari generi (1911–1912) in un calcare della Cima di Vedana (Sospirolo), la descrizione di una fauna a brachiopodi appartenente alla Zona a Ceratites (=Paraceratites) trinodosus del Monte Rite (1912), proveniente da un sito prossimo alla cima del monte, già noto per la ricchezza di ammoniti del Triassico Medio e, infine, la descrizione della fauna triassica di Valpedena (Lorenzago, Cadore, 1914), proveniente da una dolomia a diplopore, poco stratificata, dell’Anisico al Colle Audoi. Egli trovò delle analogie tra la fauna del Colle Audoi e la fauna della Formazione di Esino (Lombardia), con le faune della Val Badia e della Val Giudicarie, nonché con la fauna di Spiti dell’Himalaya. Attribuì la fauna al Wengen (Ladinico) anche se permanevano forme anisiche e carniche.
Morì poco dopo, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, primo caduto dell'Ateneo patavino.
Di lui restano dei meravigliosi appunti di campagna con significativa valenza scientifica.
Silvana Martin, Manuel Rigo