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Alle elezioni amministrative del 31 ottobre 1920 Li Causi viene eletto nel Consiglio Comunale di Venezia con 11.236 preferenze. Il Partito Socialista ottiene un buon risultato, ma è sconfitto dalla larga coalizione di destra, che comprende anche i fascisti e il Partito Popolare.
È un’esperienza nuova, che gli consente di misurarsi, oltre che sui grandi temi ideologici della rivoluzione, anche sui problemi amministrativi della città e del suo sviluppo urbano e industriale, in relazione ai quali emergono anche legittimi interessi economici cui sono estranee le categorie sociali che costituiscono la base di consenso del Partito Socialista. Da questi documenti emerge un Li Causi sempre caustico e determinato, ma che esprime una vena meno massimalista e più riformista rispetto agli interventi su “Il Secolo Nuovo”.
Se nelle sedi di partito le divisioni fra massimalisti e riformisti sono molto aspre, in Consiglio Comunale il gruppo mantiene univocità di posizioni politiche. Anche la scissione di Livorno del 1921, che porterà un consigliere a lasciare il Partito Socialista per aderire al neonato Partito Comunista, non modificherà nei momenti di confronto in aula consiliare l’unità di intenti nei confronti della maggioranza di destra.
La presenza di Li Causi in Consiglio Comunale durerà di fatto meno di due anni. L’ultima sua partecipazione a una seduta risale al 5 agosto 1922, pochi giorni dopo il fallimento dello “sciopero legalitario”. Infatti, come si legge da un rapporto della Prefettura di Venezia inoltrato al Ministero dell’Interno, Li Causi “si è allontanato temendo rappresaglie fasciste, dirigendosi il 18 agosto a Padova, da dove si è subito trasferito a Roma, ove attualmente abita in via Famagosta n° 8. Segnalato a quella Questura”. Finisce qui l’esperienza veneta di Li Causi.

La scheda biografica di Li Causi redatta dalla Prefettura di Venezia si trova in Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, b. 2783, fascicolo “Girolamo Li Causi”.