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Università degli Studi di Padova

PHAIDRA – Collezioni digitali



La Collection Barracco

“La Collection Barracco…” è il primo catalogo a stampa che descrive dettagliatamente la raccolta di antichità del senatore Giovanni Barracco. Edita nel 1893, aveva come autore lo stesso Barracco per le parti introduttive e il commento ai reperti di arte egizia, assira e cipriota e come coautore Wolfgang Helbig, eminente archeologo, esponente del prestigioso istituto archeologico germanico di Roma, consulente di molti collezionisti di arte antica fra i quali lo stesso Barracco. Nel catalogo Helbig si era occupato della presentazione dei reperti di antichità classica, risalenti all’arte greca, romana e provinciale.

Giovanni Barracco (Isola di Capo Rizzuto 1829 – Roma 1914) proveniva da una nobile famiglia calabrese di proprietari terrieri. Fin dalla giovane età si occupò di politica, dapprima solo interessandosene (come, ad esempio, quando convinse la famiglia a finanziare l’impresa dei Mille), in seguito impegnandosi in prima persona in qualità di consigliere comunale a Napoli nel 1860, di deputato del nuovo Regno di Italia dal 1861 al 1876 e dal 1880 al 1886 e di senatore dal 1886.
Personaggio poliedrico, Barracco fu animato da molteplici interessi: i cavalli, l’alpinismo, il teatro, la cultura nel complesso e in particolare quella antica in tutte le sue espressioni, come testimoniano la sua biblioteca personale e la collezione di antichità.

Fondamentale per la sua formazione fu l’incontro con Giuseppe Fiorelli, archeologo, futuro direttore degli scavi di Pompei e del Museo archeologico di Napoli: Fiorelli, infatti, gli trasmise l’amore per l’archeologia e l’arte antica, amore che si tradusse in studio e collezionismo.
Probabilmente a partire dal 1870 iniziò a collezionare antichità, acquistandole sul mercato antiquario nazionale e internazionale (Parigi, Londra…) e ricevendole in dono.
Come scriveva nella premessa del catalogo, attraverso la collezione il senatore intendeva presentare una storia della scultura antica comparata offrendo una panoramica di alcune delle principali civiltà che avevano gravitato nel bacino del Mediterraneo.
Nella scelta dei pezzi, oltre che dal gusto personale, Barracco si fece guidare dal consiglio di esperti: Wolfgang Helbig fino alla prima metà degli anni novanta dell’Ottocento, poi Ludwig Pollak, archeologo ceco di origini ebraiche, con il quale il sodalizio “lavorativo” si tradusse in amicizia e stima reciproche.
Agli inizi Barracco rivolse la sua attenzione soprattutto a reperti di arte egizia, dando seguito alla propria passione per quella civiltà che aveva iniziato a conoscere e studiare durante la sua permanenza a Torino come deputato del Regno di Italia (1861-1865).
Negli anni della collaborazione con W. Helbig gli acquisti di reperti egizi andarono scemando e prevalsero quelli esemplificativi dell’arte classica. L’influenza di Pollak, invece, si tradusse nella ricerca e nell’acquisto di pezzi originali e non limitati alla scultura (arte egea, fenicia, palmirena, affreschi romani…).

Planche XX. Tête cypriote polychrome Planche XX. Tête cypriote polychrome

Nel 1902, in assenza di eredi, come preannunciato nel catalogo (“…Je l'aime, cette collection de vieux marbres, à cause des joies exquises qu'elle me procure, et je m'y attache d'autant plus tous les jours, que j'ai l'intention bien arrêtée de la léguer tout entière à mon pays."), il senatore donò la collezione al Comune di Roma ricevendone in cambio un terreno edificabile.
Su disegno dell’architetto Gaetano Koch vi fece costruire un museo denominato “Museo di Scultura Antica”, dove ospitare la sua collezione. Il Museo fu inaugurato ufficialmente nel 1905. Lo stesso Barracco si occupò dell’allestimento delle sale, disponendo i reperti in modo da valorizzarli grazie alla luce e all’uso di piedestalli girevoli in legno fatti costruire appositamente. Per disposizione testamentaria volle che alla sua morte fosse L. Pollak a dirigere il Museo.
Nel 1938 per modifica del piano urbanistico il Museo fu demolito. Solo nel 1948 i reperti trovarono posto in una nuova sede, il Palazzo della Farnesina ai Baullari, che assunse la denominazione di “Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco”. Il palazzo, esempio di architettura rinascimentale, sarebbe stato progettato da Antonio Sangallo il Giovane nel 1523 per il prelato bretone Tommaso Le Roy o Tommaso Regis.
Nel 1899, in occasione di lavori di restauro svolti sotto la direzione dell’architetto Enrico Guj, nel sottosuolo del palazzo si rinvennero resti architettonici e decorativi romani, probabilmente riconducibili ad un edificio pubblico (gli stabula quattuor factionum del Circo). L’area sarebbe stata successivamente occupata da una domus signorile (IV d.C.).

Con il presente progetto la Biblioteca di Scienze dell'Antichità Arte Musica Liviano intende promuovere la conoscenza della collezione di Giovanni Barracco, del Museo omonimo e della figura stessa del collezionista.
Da qui deriva la scelta di pubblicare il catalogo nella forma più funzionale allo scopo, dando ampio risalto alle tavole e ai reperti. Per descrivere questi ultimi sono usate solo le informazioni desunte dal testo, anche quando fossero superate dagli studi attuali, nel rispetto filologico e storico del documento.
Le tavole presentano un duplice contenuto informativo includendo la descrizione delle antichità secondo uno schema costante: codice provenienza, provenienza, datazione, materiale, dimensioni (lunghezza, larghezza o altezza), descrizione.

  • “Codice provenienza” corrisponde alla lettera con la quale nel catalogo si indica genericamente la provenienza del reperto: la G per significare la provenienza o l’acquisto in Grecia, corrispondente al Regno di Grecia ai tempi del Barracco, o la R per la provenienza o l’acquisto a Roma.
  • In aggiunta o in alternativa a questa definizione generica il testo può contenere altre informazioni, registrate nel campo “Provenienza”: “acquistato a Parigi”, “rinvenuto in un pozzo”, “appartenuto ad un inglese stabilitosi a Capri” …

Sebbene nel catalogo non sia sempre dichiarata, la provenienza è stata inclusa nella presentazione dei reperti per la sua utilità nel rivelare la dinamica della nascita della collezione e l’impegno profuso dal senatore nella sua creazione e continuo arricchimento.

  • La datazione è stata indicata solo quando fosse stata proposta o ipotizzata dagli autori del catalogo.
  • Nella descrizione del reperto viene fornita una breve presentazione desunta dal catalogo, completata dall’indicazione delle pagine di testo in cui il pezzo viene illustrato.

“La Collection Barracco…”, infine, è stata definita sul piano semantico attraverso l’uso di parole-chiave italiane e francesi che rimandano all’oggetto digitale e analogico (il catalogo), al suo contenuto (la collezione Barracco) e al Museo Barracco. Nella descrizione semantica delle tavole sono stati aggiunti i riferimenti alla sezione del testo a cui le tavole appartengono (Égypte, Assyrie, Cypre, L’Antiquité classique) e alla tipologia di reperto illustrato (statua, bassorilievo, ritratto, vaso).

Planche LXXII. Trois Bacchantes (bas-relief néo-attique) Planche LXXII. Trois Bacchantes (bas-relief néo-attique)

Il catalogo, oltre alla conoscenza di una delle collezioni più prestigiose e ammirate dell’Ottocento, restituisce tra le righe il ritratto dello stesso collezionista.
Giovanni Barracco fu animato da vera passione per i suoi pezzi antichi (“Je l’aime, cette collection de vieux marbres…”), passione che si accompagnava al rispetto per gli stessi (“…j’ai religieusement respecté ces précieuses reliques du passé, et … jamais je n’ai permis ni de les repolir ni de les restaurer”) e al desiderio di conoscerli e comprenderli attraverso lo studio. Per i suoi meriti scientifici dopo la pubblicazione del catalogo ricevette vari riconoscimenti fra cui la laurea honoris causa conferita dall’Università di Halle nel 1894.

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