Plastico della Svizzera secondo la curvatura terrestre
Descrizione
Il plastico rispecchia la curvatura terrestre e si compone di 20 pezzi in gesso dipinto a 3 colori. È probabile che la colorazione non sia originale, essendo documentata la preferenza dell’autore per plastici non colorati. Come conseguenza del rispetto della curvatura terrestre, le misure delle singole formelle variano in base alla loro posizione: quelle dell’ordine superiore sono lunghe cm 120 e hanno una larghezza superiore di cm 33.5; quelle dell’ordine inferiore sono lunghe cm 116 e hanno una larghezza inferiore di cm 35. Nel 1895 il geografo francese Élisée Reclus presentò al Congresso Internazionale di Geografia di Londra il progetto di un modello a rilievo del globo terrestre in scala 1: 100.000 da realizzare in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Secondo il progetto originale il globo avrebbe avuto un diametro di 127,5 m e avrebbe dovuto ruotare lentamente sul proprio asse. Esso doveva essere alloggiato all’interno di un ulteriore globo di 160 m di diametro, sostenuto da quattro pilastri, per un’altezza complessiva di 200 m. Il globo esterno, in scala 1: 80.000, sarebbe stato costituito da pannelli di vetro recanti l’immagine della superficie terrestre solo sommariamente dipinta; esso avrebbe avuto l’asse inclinato in modo che dal suolo fossero visibili i principali continenti. Nello spazio tra le due sfere, una struttura balaustrata ad elica avrebbe condotto il visitatore attraverso 24 spire ad una osservazione ravvicinata dell’intera superficie del globo. Dopo vari ridimensionamenti e compromessi, a questo colossale progetto fu infine preferito, per ragioni economiche e ideologiche, un globo celeste di più modeste dimensioni dell’architetto Albert Galeron (Reclus 1895, Alavoine-Muller 2003). Il progetto originale di Reclus sarebbe stato composto da 32.104 pannelli. Charles Perron, cartografo, plasticista e amico di Reclus, autonomamente a Ginevra nello stesso tempo lavorava al suo plastico della Svizzera in scala 1: 100.000 realizzato secondo la curvatura terrestre che certamente servì anche da banco di prova per il progetto di Reclus e che pertanto è considerato l’unico tassello realizzato del suo Grand Globe (Chollier 2016, Ferretti 2010, Ferretti 2007). Presentato alla stessa Esposizione Universale nel Padiglione elvetico (De Margerie - Ravenau 1900), fu premiato con la Medaglia d’oro. Benché sia documentata la realizzazione di più esemplari, ad oggi ne sono noti quattro conservati: uno presso il Muséum d’histoire naturelle di Ginevra (che conserva anche la matrice), uno nelle collezioni di Scienze della Terra dell’ETH di Zurigo (entrambi colorati geologicamente in epoca successiva), uno a Berna e il presente, privo di toponomastica e di colorazione geologica o altimetrica, entrato il 30 giugno 1907 nell’inventario dell’Istituto di Geografia Fisica e acquistato per la notevole somma di £ 760 presso il Comptoir minéralogique et géologique de Genève. Insieme al resto della collezione di plastici passò all’Istituto di Geografia il 31 luglio 1942, nell’ambito del processo che vide l’Istituto di Geografia Fisica inglobato da quello di Geodesia, che mutò denominazione in Istituto di Geodesia e Geofisica (dal 1947/48). Nel 1972 fu trasferito, subendo alcuni danni nel corso del trasporto, a Palazzo Wollemborg, dove fino al 2017 era collocato sulla parete di fondo di Sala della Musica.
Il plastico si trova in uno stato di conservazione buona essendo stato restaurato nel 2018.
Scala planimetrica e altimetrica: 1: 100.000.
Misure: 236×350×10 cm.
Reclus E. (1896), Projet de globe terrestre au 100.000-ème, nel vol. Report of the Sixth International Geographical Congress held in London 1895, London, John Murray, 625-636, ripubblicato in E. Reclus, Projet de globe terrestre au 100.000, Paris, B2, 2011.
De Margerie E. – Raveneau L. (1900), La cartographie à l’exposition universelle de 1900, Annales de Géographie, IX, 385-412.
Alavoine-Muller S. (2003), Un globe terrestre pour l’Exposition Universelle de 1900. L’utopie géographique d’Elisée Reclus, L’espace géographique, III/2, 156-170.
Ferretti F. (2007), Il mondo senza la mappa. Élisée Reclus e i geografi anarchici, Milano, Zero in Condotta.
Ferretti F. (2010), Charles Perron, cartographe de la «juste» représentation du monde, «Le Monde Diplomatique», 5 febbraio.
Chollier A. (2016), Les dimensions du monde. Elisée Reclus ou l’intuition cartographique, Genève, Editions des Cendres.
GALLANTI C. (2020), Le collezioni del Museo di Geografia dell’Università di Padova: radici storiche e processi costitutivi tra ricerca e didattica (1855-1948), tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, supervisore M. Varotto.
C. GALLANTI, L’eredità materiale del Gabinetto di Geografia dell’Ateneo di Padova dalla direzione di Marinelli a quella di Almagià (1878-1915): processi costitutivi e implicazioni culturali, in “Geotema”, 64, sett.-dic. 2020, pp. 76-86.
M. VAROTTO, G. DONADELLI, C. GALLANTI, E. CANADELLI, Esplora Misura Racconta. Alle origini del primo Museo di Geografia in Italia, Verona, Cierre 2020.
Data:
1907Formato
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Soggetto
• Svizzera, curvatura terrestre, gesso, plastico





